A scuola non riuscivo a stare attento, mi annoiavo, spesso ero “contro” per principio, dando seguito ad una impareggiabile vivacità. L’unica cosa che amavo follemente era la musica. Sì, la musica è sempre stata nel mio cuore, guidando ogni sua scelta.
Il primo sogno significativo, quello che, a ripensarci oggi, sembra spiegare molte strade intraprese nel corso della vita, era quello di fare l’artista. Il teatro, il cinema e, vista la passione per la recitazione, volevo fare l’attore.
A 6 anni ho iniziato a strimpellare il pianoforte, a 13 anni ho frequentato un corso di dizione e recitato nel Macbeth di Shakespeare: avevo un bisogno viscerale di emergere e mi dicevo che sarei comunque diventato qualcuno, solo che, mentre lo dicevo, facevo l’operaio in una fabbrica di scarpe, nel mio paese, per pagarmi gli studi di pianoforte ed entrare in Conservatorio.
Di fatto ero la pecora nera della famiglia perché i genitori, gli zii, le zie e mio fratello maggiore lavoravano tutti nella tipografia che mio padre aveva fondato e dove io sono nato e “fisicamente” cresciuto. Non ero tipo da videogame, né mi eccitava l’idea di andare allo stadio, ma ricordo bene la sensazione forte che avevo ogni volta che, quando andavo con i miei a Roma, passavo davanti a Cinecittà. L’emozione da palcoscenico, sotto qualunque forma si manifestasse, mi pervadeva anche solo a pensarla.
Vivere all’inseguimento di un sogno ed essere su un palcoscenico hanno rappresentato, nel corso di tutta la mia vita, la fonte d’ispirazione giusta per alimentare ogni altra fantasia, in particolare quella di diventare un pianista o un direttore d’orchestra e poter così andare in giro per il mondo a fare concerti.
A 17 anni, tuttavia, incontrai il mondo della notte e, attratto dalle sue luci e dai suoi palchi iniziai a lavorare in discoteca.
Dopo aver organizzato da solo i primi party, venni assunto come PR presso una delle più famose discoteche di Riccione (nel 1991 dire “faccio il PR” suscitava nella maggior parte dei casi una reazione del tipo “eh???”). Non avevo ancora la patente, come pure il cellulare, i social non esistevano ancora, ciò nonostante avevo il mio piccolo gruppo di “follower” che mi seguiva.
Il cambiamento si sa, è l’unica certezza della vita! Così successe che un giorno, mentre suonavo il pianoforte (preparavo l’esame del quinto anno di Conservatorio) e facevo programmi per il lavoro dei week end successivi in discoteca (organizzando eventi guadagnavo molto divertendomi), arrivò la lettera di chiamata al servizio militare. Fu una doccia fredda e dovetti abbandonare lo studio del piano e la musica.
Terminata l’esperienza della leva, a 20 anni, tornai a lavorare in discoteca. Divenni presto uno dei più giovani direttori d’Italia, gestendo un locale di grande tendenza negli anni ‘90 che richiamava decine di migliaia di persone da tutta Italia. Qui è nata la storia di Marcelo Burlon, facendo il p.r. con me prima di spiccare il volo. Proprio in quegli anni fui scelto tra i quindici opinion leader della notte da Levi’s e poi testimonial per Wrangler. Fu un momento di grande popolarità. Giornali, radio e tv nazionali iniziarono a contattarmi e di lì a poco divenni uno degli organizzatori della più importante fiera della notte in Italia, Nightwave, gestendo, tra le altre attività, la comunicazione del gruppo Nestlè.
Non avevo una formazione specifica, ma passione e forza di volontà a sufficienza per realizzare tanti importanti progetti e compensare quei gap culturali che inevitabilmente ti trovi ad avere quando decidi di entrare nel mondo del lavoro troppo presto e non hai una solida impalcatura di conoscenze da mettere al servizio dell’esperienza professionale che ti appresti a vivere.
Dico sempre che ho compensato il mio “sapere poco” con il “fare tanto”.
In un mondo in cui tutto si trasforma all’improvviso, posso dire di essere stato un piccolo, ma sintomatico esempio di cambiamento dirompente.
Così dal mondo della notte e i suoi guadagni surreali, con la sveglia a mezzogiorno e la colazione al posto del pranzo, sono piombato in un altro mondo, quello delle vendite. È stata una scelta consapevole, che ha determinato una vera e propria rivoluzione nel mio stile di vita quotidiano.
Dalla moda bizzarra di Helmut Lang e Jean Paul Gaultier, agli abiti eleganti e sobri di Ermenegildo Zegna e le cravatte di Marinella.
Inizio ad alzarmi all’ora in cui per anni sono andato a dormire. Tutto è accaduto all’improvviso.
Credo che questa sia una delle mie più grandi doti: quando finiscono gli stimoli, cambio. Se serve, a 360°, senza guardarmi indietro o indietreggiare di fronte alle possibili prove. Prima il cuore, poi il business plan!
Quello delle vendite è un ambiente competitivo ed estremamente sfidante. In 8 anni ho effettuato più di 2.500 colloqui di selezione e oltre 700 affiancamenti in vendita: c’è chi ha la laurea alla Bocconi e chi si laurea “a bocconi” sulla strada! Ero un un po’ psicologo e sociologo, un po’ motivatore, venditore, mentore e responsabile vendite e manager… e tutto questo sempre con un grande sorriso, perché rappresentavo ciò che gli altri volevano diventare.
Nel 1999 partecipo ad un primo corso di formazione dedicato alla crescita personale e alla leadership. Nel 2001 è la volta di Anthony Robbins a Londra e l’inizio di un ciclo di eventi formativi in seno all’azienda per cui lavoravo, in Italia e all’estero.
La passione per la formazione diventa una prospettiva di carriera, così dopo qualche anno divento io stesso formatore presso l’Accademy interna aziendale, affiancando tanti collaboratori nell’esperienza sul campo. È il tempo delle trasferte in tante regioni d’Italia. Giornate intense di formazione e di vita, che mi hanno permesso di cogliere il senso profondo della responsabilità che mi stavo assumendo verso un gran numero di persone.
Da “formatore” divento successivamente responsabile dei formatori aziendali, direttore generale e infine amministratore delegato.
Nel 2011 divento imprenditore. Non volevo essere l’ennesimo relatore. Volevo creare qualcosa di nuovo, un “oceano blu” nel panorama della formazione. Insieme a mia moglie Sara decisi di creare ROI Group, una società che si occupa di formazione professionale con Performance Strategies e di crescita personale con Life Strategies.
L’obiettivo era quello di costituire un polo di eccellenza internazionale in Italia, riunendo solo i relatori numeri 1 nel proprio settore di riferimento.
La principale intuizione nella costruzione di questo percorso è stata nell’aver orientato l’organizzazione verso un modello di eccellenza: Il Cirque du Soleil. Ero a New York, reduce dell’ennesimo spettacolo visto con Sara a Broadway e a Las Vegas. Mi sono innamorato del loro modello di business e ho immaginato di poterlo applicare, con le dovute specifiche, al mondo della formazione professionale e personale, fondendo percorsi e stili di comunicazione nuovi.
Ho condiviso il palco di Performance Strategies con i pensatori più illustri del nostro tempo, premi Nobel, coach sportivi di fama internazionale, campioni olimpionici, imprenditori leggendari e accademici delle più prestigiose università del mondo.
Corso dopo corso, è stato bellissimo e straordinario assistere al miglioramento delle persone, al nascere di nuove relazioni professionali, essere per tutti un “incubatore” di opportunità.
Ad un certo punto, insieme a Sara, avverto il bisogno di ampliare l’offerta formativa della nostra azienda. Comprendiamo il valore dell’armonia individuale e la sua indispensabilità per diventare anche un professionista di successo. Cerchiamo lo spunto per fare altro e lo troviamo nella richiesta di tanti appassionati che ci chiedono di dar corpo all’esigenza di saper essere, oltre che di saper fare. Nasce dunque Life Strategies, un brand di riferimento per tutti coloro che hanno eletto la crescita personale a modello esperienziale della propria vita.
ll continuo confronto con i grandi personaggi della cultura, della formazione, dell’impresa, dell’arte e dello sport, ha determinato un mindset legato al miglioramento costante che è oggi anche il mio stile di vita.
A Gennaio del 2017 nasce ROI EDIZIONI, casa editrice della Roi Group.
Un progetto che ha preso sostanza dai bisogni formativi dei tanti, tantissimi che hanno frequentato i corsi che ho organizzato in questi anni. Un ulteriore passo verso la costruzione di quel polo “lifelong learning” pensato a New York e… un altro puntino da unire. Pubblicare libri, tornare ad annusare l’odore della carta appena stampata è stato come “tornare a casa”, nella tipografia dei miei genitori dove sono cresciuto.
Sara ed io, alla fine, abbiamo deciso di vivere a Macerata. Una scelta dettata dal cuore. Nelle Marche ci sono le nostre origini e i nostri affetti più cari e in queste dolci colline ci piace far crescere nostro figlio Pietro. Qua ci piace tornare quando viaggiamo e andiamo in giro per il mondo. La realtà di provincia non ci ha mai limitato. Grazie alla tecnologia riusciamo ad essere ovunque con un solo click e poi, come diciamo sempre a tutti, ci impegniamo ogni giorno, anche attraverso la formazione, a stare in provincia senza essere vittime di quel provincialismo che non ci piace e condanniamo quando si manifesta a vari livelli.
Abitare a Macerata ha significato anche vivere il dramma del terremoto, quello del 24 agosto e quello, ancor più terribile, del 30 ottobre 2016.
La prima scossa ci ha buttati giù dal letto e costretto, nel cuore della notte, a scendere in strada con coperte e cuscini, per ripararci in macchina. I segni sui muri della nostra casa e il dolore della gente che, in seguito, ha dovuto fare i conti con la perdita di tutto, hanno inciso profondamente il nostro animo. Un giorno, con Sara, sentiamo forte l’esigenza di fare qualcosa per la popolazione colpita e di fare la nostra parte nell’opera di ricostruzione.
È così che nasce Dire Fare.
Mettiamo insieme oltre 40 tra i maggiori formatori italiani, insieme ad imprenditori, artisti, campioni dello sport e testimonial di avventure estreme e li portiamo tutti su un palco, quello del teatro “Ventidio Basso” di Ascoli Piceno, per due giorni di corso che ha portato nei luoghi del sisma oltre 1000 persone da tutta Italia.
La manifestazione, promossa al solo scopo di raccogliere i soldi necessari a costruire la palestra della scuola di Acquasanta Terme, località del piceno pesantemente danneggiata dal terremoto, ha ottenuto un’adesione straordinaria di offerte. Con i 250 mila euro ricavati abbiamo costruito, in soli 6 mesi, la magnifica struttura che il 2 settembre 2017, giorno dell’inaugurazione, abbiamo donato ai bambini di Acquasanta, tagliando il nastro delle nostre speranze e delle nostre attese.
Abbiamo ricevuto tantissime richieste e proposte per organizzare altri eventi targati Dire Fare, in molti lo volevano come appuntamento fisso, ma con Sara abbiamo pensato di rimanere coerenti con l’idea per cui la macchina organizzativa è nata: aiutare chi ha più bisogno senza logiche di marketing e visibilità. Se in futuro altre catastrofi naturali dovessero verificarsi ci rimetteremo al servizio di chi è meno fortunato per dare il nostro contributo.
Rivolgendosi ai laureandi di Stanford, Steve Jobs disse che i “puntini” della vita li puoi unire solo guardando all’indietro. Se ripenso a tutto il cammino intercorso, dallo studio della musica all’organizzazione di eventi in discoteca e alla gestione di reti commerciali, sono grato ad ogni esperienza fatta, perché ha trasformato il “Marcellino” bambino che non voleva andare a scuola nell’uomo che è oggi.